La vita di branco e la naturale propensione a seguire i propri simili porta i cavalli ad eleggere un “capo” che sappia condurli e tenerli al sicuro. Tra le femmine solitamente prevale quella più anziana e tra i maschi lo stallone riproduttore. Questo modo di organizzare la vita in comune deriva da un istinto di sopravvivenza e da un’esigenza di equilibrio gerarchico mutabile nel tempo in base alle circostanze e alla struttura del branco.
Ad ogni modo, questa caratteristica naturale del cavallo, deve essere tenuta in considerazione dall’uomo quando esso vuole instaurare una relazione e formare un binomio.
Ogni giorno infatti, i nostri cavalli ci mettono alla prova per vedere se possono considerarci una figura di riferimento oppure no e ogni giorno noi dovremmo essere in grado di dare loro delle risposte e dimostrare di meritarci un ruolo di leadership.
Una visione moderna e più efficace del ruolo di leader, che va contro a quello che ci ha insegnato la storia negli anni, è quella di non imporsi con la violenza per obbligare qualcuno a fare qualcosa ma di portare gli altri a fare qualcosa dimostrando e applicando competenze che loro non hanno.
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Su questo principio, stabilire un ruolo di leadership con il proprio cavallo significa dover dimostrare qualcosa, assumersi delle responsabilità, saper prendere delle decisioni e divenire per lui un punto di riferimento.
Ogni giorno possiamo dimostrare al cavallo di avere delle competenze che lui non ha, per ottenere da parte sua sempre più fiducia e rispetto nei nostri confronti. Per fare ciò è necessario migliorare le proprie capacità, essere coerenti e avere il controllo delle emozioni.
Quando facciamo qualcosa che lui non sa fare, come ad esempio aprire e chiudere un cancello, appendere una coperta, spingere una cariola, ecc.ecc. dimostriamo di avere delle capacità interessanti ma quella che più conta per lui è il linguaggio, quello che gli comunichiamo e quello che vogliamo fare assieme a lui.
Per acquisire un ruolo di rilievo e avere una grossa influenza come leader, la cosa più importante di tutte è quella di dimostrargli di saper controllare le nostre emozioni in base alle situazioni che si presentano e avere le idee chiare su cosa fare.
Ad esempio, ogni volta che il cavallo è in preda al panico o si preoccupa per qualche cosa usando il lato reattivo del cervello, dobbiamo intervenire in modo di fargli capire che può appoggiarsi a noi per farsi aiutare e superare quel momento.
La cosa peggiore da fare è punirlo, perché così facendo il cavallo si spaventerà ancora di più e si metterà sulle difensive perdendo la fiducia in noi.
La cosa migliore invece è quella di mantenere la calma e prendere il controllo della situazione.
Quando si vuole recuperare la mente del cavallo e veicolare le sue emozioni, prima di tutto dobbiamo prendere il controllo del suo corpo. Reindirizzare il movimento del cavallo facendolo muovere a destra, a sinistra, avanti e indietro fino a che si calma e inizia a comportarsi usando la parte razionale del cervello.
Dire al cavallo cosa deve fare, condurlo, incoraggiarlo e ricompensarlo ad ogni tentativo di collaborazione, non solo in condizioni di panico ma come regola generale, farà in modo di “alleggerire” il suo ruolo nel binomio abituandolo ad affidarsi a noi, prendendoci come punto di riferimento in ogni situazione.
Il leader è chi si prende la responsabilità di decidere e di agire per il bene suo e degli altri basandosi sulle proprie capacità ed esperienze, mantenendo un atteggiamento positivo ed efficace.
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