La filosofia di doma da me applicata segue i principi della doma dolce e dei metodi naturali.
Per doma dolce o gentile si intende una doma non coercitiva, senza traumi, dove non vengono assolutamente utilizzate attrezzature che possano bloccare o forzare il cavallo. Non vengono usati pali, pastoie, fantocci, copertoni di macchina o altri oggetti bizzarri, che spesso si utilizzano in altri tipi di dome.
I metodi naturali nella doma, si basano semplicemente sulla fiducia, sulla desensibilizzazione e sui comportamenti che in natura i cavalli adottano tra di loro per comunicare.
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Al puledro viene concesso il tempo necessario per apprendere e per acquisire fiducia nell’uomo e nell’equipaggiamento che gli viene proposto, lasciando che sia lui stesso a farci capire quando è pronto per il passo successivo.
Come viene effettuata la doma
Il posto ideale per effettuare una doma è il tondino, dove viene data al puledro la possibilità di sottrarsi e muoversi in libertà, restando allo stesso tempo in un spazio delimitato senza troppe distrazioni. In pratica è come un’aula per i bambini che vanno a scuola e che in qualche modo devono ascoltare il maestro.
Inizialmente bisogna far muovere i piedi al cavallo e farlo correre, un “gioco” che in natura viene praticato continuamente per stabilire le dominanze e il rispetto. Di seguito occorre dare la possibilità al cavallo di fermarsi e riposare. Durante tutto il processo è necessario farlo sentire al sicuro, a proprio agio anche in nostra presenza e conquistare la sua fiducia. Non bisogna mettergli troppa pressione. Ricordiamoci che in natura il cavallo è una preda e percepisce noi come dei predatori. Il suo istinto lo rende diffidente e pauroso e quando un cavallo agisce con paura, tende solo a fuggire e il suo cervello in quei momenti non può apprendere nulla.
Nella terza fase si suggeriscono al cavallo molti cambi di direzione accendendo la sua curiosità e cercando di apparire interessanti. Quando inizia a fare dei cambi di direzione verso l’interno, significa che non vuole più solo scappare. La sua attenzione non è più rivolta solo all’esterno, ma inizia ad “essere su di noi”. Questo e il momento ideale per fargli capire che per stare al sicuro e riposare, la miglior cosa è avvicinarsi a noi.
Ottenuto questo risultato possiamo iniziare a comunicare con il puledro e dunque tentare il processo di avvicinamento dell’uomo, cercando di rinforzare la fiducia e il rispetto, facendo vincere al cavallo tutte le paure e desensibilizzandolo ai rumori e agli oggetti.
Man mano che la confidenza aumenta proviamo ad avere un contatto cercando di caricare il nostro peso su di lui, con degli affettuosi abbracci. Il processo continua in questo modo fino al risultato finale.
Mettere per la prima volta la sella è l’ultimo passo
Con questo metodo, si può ben capire, che mettere la sella è una delle ultime cose, ma questa preparazione renderà quel momento semplice e naturale. Mettere la sella per la prima volta e salire su un cavallo per la prima volta, sono esperienze che segneranno il suo futuro. Per questo applico questo tipo di doma sui cavalli. Perché credo che sia importante fare molta attenzione alla parte emotiva e al fatto di far vivere al cavallo delle esperienze positive fin dai primi approcci.
Se vuoi vedere un concentrato di tutti questi principi, lo puoi ammirare nell’evento “Road to the horse” che ogni anno si organizza a Lexington, in Kentucky (USA). Qui, i migliori horseman al mondo, si sfidano in una quattro giorni di doma sui cavalli selvaggi.